di Salvo Contromano – Proteste, sangue a fiotti, giovani nelle piazze, attimi di tensione che scorrono ormai su twitter prima che sulle agenzie di stampa. I fatti di Kiev rivisitati nell’ottica europea danno adito ad una prima macro considerazione: nemmeno in questa circostanza, dopo i fallimenti in Egitto, Libia, Tunisia, Turchia, l’Europa è capace di dare un segno di vita, di immaginare scenari e prevedere criticità, di essere leader a meridiani e paralleli non certo distanti migliaia di chilometri.
La pochezza della commissione europea uscente, che sarà ricordata per il nulla, oltre che per un commissario agli esteri che definì i nostri Marò due guardie private, non potrà che essere controbilanciata, tra qualche mese, da una nuova vita: perché delle due l’una, o l’Europa si desta da questo odioso sonno mellifluo o perirà, sotterrata dalle sue molteplici contraddizioni. La prima delle quali prende purtroppo il nome di politica estera.
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